Tenhi – Valkama

Tornano i Tenhi dopo 13 anni dal precedente Saivo. Il nuovo disco Valkama come da tradizione è arrangiato con delicatezza, tendendo al minimalismo, fattore che conferisce un retrogusto funereo, ma senza rinunciare alla varietà di strumenti finemente dosati tra percussioni, archi, flauti e chitarre. Se le fondamenta del disco sono rappresentate dall’elemento acustico, le colonne portanti che conferiscono emozione e atmosfera sono però soprattutto gli interventi di pianoforte, intensi e sempre evocativi. Emozionante e malinconico: così si può riassumere questo Valkama, consigliatissimo a tutti gli appassionati di dark folk.

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Marta & Tricky – When It’s Going Wrong

La costante della nuova collaborazione tra l’eclettico artista britannico e la cantante polacca è l’assoluta carenza di idee nei brani, che sembrano poco più che demo. Gli arrangiamenti sono scarnificati, ma lungi dall’apparire minimalisti, suonano più come delle basi elettroniche appena abbozzate e a malapena messe in fila con scarsa varietà e inventiva. Le atmosfere tentano di risultare fumose, ma difettano di suadenza. La voce è monotona e troppo simile a quella di Billie Eilish. A peggiorare le cose, la durata media sui 2 minuti per ciascun brano lascia una sensazione di incompiutezza. Gli spunti su cui lavorare ci sono, ma sembrano incisi tanto per, e in ciò mancano di pathos.

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Sangre de Muérdago – O Vento Que Lambe As Miñas Feridas

 

Il nuovo album del gruppo di Pablo Ursusson conferma lo stile dei precedenti lavori, giocando sul contrasto tra dolce e amaro, e realizzando la colonna sonora ideale di una fiaba medievale. È una musica sì malinconica, ma anche scorrevole, financo accessibile eccetto che per il possibile limite della lingua gallega, incentrata sugli intrecci di fiati, archi e strumenti tradizionali a sostegno della chitarra acustica e del canto evocativo. Se apprezzavate già i precedenti dischi dei Sangre de Muerdago, questo è “more of the same”.

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In Flames – Foregone

 

Gli In Flames sembrano quasi rispondere al progetto Halo Effect e, riprendendo alcuni elementi melodic death metal mescolati a singulti emotivi e melodie radiofoniche, confezionano quello che tutto sommato è il loro album più ispirato da 15 anni a questa parte. “Foregone” riduce i difetti di “I, the Mask” – la ripetitività e superficialità sia nel lato catchy che in quello più duro – per concentrarsi sui suoi elementi di forza, come la teatralità e l’intensità. La sintesi tra le due anime del gruppo suona stavolta più genuina e nei momenti più pestati rimanda addirittura a “Come Clarity” del 2006, pur senza la stessa grinta e ispirazione compositiva. Il disco non deluderà i fan dell’ultimo corso, e non convincerà chi non li ha apprezzati nel nuovo millennio. Gli In Flames sono così: un mix di leggerezza e pesantezza, sia in senso buono che cattivo.

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The Halo Effect – Days of the Lost

Gli Halo Effect sono un supergruppo svedese formato da ex-membri degli In Flames, su tutti il chitarrista fondatore Jesper Strömblad (che poi li lasciò nel 2010 per divergenze artistiche), per i quali si percepiscono l’entusiasmo e la spontaneità nel nuovo progetto; e dal cantante-leader dei Dark Tranquillity, Mikael Stanne, che si mostra significativamente più incisivo del collega Anders Fridèn. Il disco recupera i canoni del melodic death metal persi dagli In Flames, pur concedendosi molte aperture melodiche e alcune influenze più moderne. Il risultato alla fine è un divertissement godibile e orecchiabile, grintoso, divertente, che a volte cita brani del passato per nostalgia. Il suo limite è proprio di non avere pretese e non raggiungere la profondità emotiva e il dinamismo dei due gruppi di origine nei loro periodi migliori. Ma può bastare così.

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Katatonia – Sky Void of Stars

Titolo tetro, e forse anche un po’ banalotto: Sky Void of Stars. Confesso che non mi aspettavo granché ma mi sono dovuto ricredere. Il songwriting si mantiene in linea con lo schema dell’ultimo decennio, incentrato com’è su melodie malinconiche ma accattivanti, in cui il senso di dolore viene posto al servizio dell’atmosfera e dell’effettistica sonora. Gli arrangiamenti però si fanno più pesanti e distorti, senza rinunciare alla radiofonicità e alla cura per i dettagli. Il lavoro si destreggia con equilibrio su queste coordinate tramite canzoni oneste, personali, piacevoli (solo in alcuni momenti un pochino sottotono), su cui svetta l’espressiva e trascinante voce di Renkse. Ma chi già non apprezzava il corso recente troverà i Katatonia auto-indulgenti.

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Best Music of 2022

In ordine sparso:

  • Joel Ross – The Parable of the Poet
  • Melissa Aldana – 12 Stars
  • Lomepal – Mauvais Ordre
  • Beach House – Once Twice Melody
  • Anteloper – Pink Dolphins
  • King Hannah – I’m Not Sorry, I Was Just Being Me
  • Fantastic Negrito – White Jesus Black Problems
  • Röyksopp – Profound mysteries
  • Solar Fields – Formations
  • Kikagaku Moyo – Kumoyo Island
  • Hatchie – Giving the World Away
  • Elisa – Ritorno al futuro / Back to the future
  • Marillion – An Hour Before It’s Dark
  • Stromae – Multitude
  • Weiland – Vices
  • Balungan – Kudu Bisa Kudu
  • Hikaru Utada – Bad Mode
  • Just Mustard – Heart Under
  • Cairokee – Roma
  • Della Zyr – Vitamins and Apprehension
  • The Offering – Seeing the Elephant
  • Disillusion – Ayam
  • King Buffalo – Regenerator
  • Lisa Gerrard & Marcello De Francisci – Exaudia
  • Zbigniew Preisner & Lisa Gerrard – It’s Not Too Late
  • JD Allen – Americana Vol. 2
  • C’Mon Tigre – Scenario
  • Gaye Su Akyol – Anadolu Ejderi
  • Nits – Neon

Come al solito, chissà quanti dischi che mi piacerebbero un sacco non ho ancora ascoltato e scoprirò in futuro.

Secondo Last.fm, ho ascoltato musica maggiormente di sabato e dalle 21 alle 22. In media ho ascoltato 103 brani al giorno, quello più attivo è stato il 10 dicembre con 255 brani ascoltati. I miei ascolti sono classificati come al 54% mainstream, l’artista meno oscuro è Kanye West (ascoltati 20 brani), l’artista più oscuro è Юлия Борзая (ascoltato 1 brano).

I cinque gruppi che più ho ascoltato a livello di somma di singoli brani ripetuti sono stati:

  • The Gathering (2011) —> record annuale,
  • Hooverphonic (960),
  • Massive Attack (721),
  • Go_A (573),
  • Cocteau Twins (547).

I cinque album sono stati:

  • Go_A – #Ідиназвук (567),
  • The Gathering – Home (558),
  • Massive Attack – Mezzanine (333),
  • The Gathering – Souvenirs (321),
  • Bowery Electric – Lushlife (294).

Da notare che i Go_A sono ucraini e i fatti di cronaca di quest’anno hanno influenzato la mia voglia di conoscere artisti locali, sono stati perciò una sorpresa dettata dal corso degli eventi.

Le cinque canzoni:

  • Blue Foundation – My Day (94),
  • Ishome – Ken Tavr (84),
  • Go_A – Намалюй (67),
  • Go_A – Жальменiна (61),
  • Go_A – Намалюй – Акустична Версія (57).

Nota bene che ascoltare ripetutamente una singola canzone inflaziona il conteggio dell’album da cui proviene.

I tag più comuni associati a ciò che ho ascoltato sono: Electronic, Trip-hop, soundtrack, Rock, Progressive rock, Ambient

Non ho usufruito delle statistiche di fine anno su Spotify, anche perché non terrebbero conto di ciò che ascolto su Winamp, YouTube o CD, ma soprattutto perché vengono create solo a inizio dicembre e non posso più consultarle mentre Last.fm mi crea una libreria automaticamente cui posso accedere in ogni momento.

Antimatter – A Profusion Of Thought

Il nuovo disco degli inglesi Antimatter è incentrato sul dualismo tra il canto di Mick Moss, struggente, profondo e potente, ma alla lunga eccessivo nei vibrati, e l’impianto acustico di accompagnamento, semplice nelle melodie che tratteggia, ma molto curato ed efficace. Gli inserti di chitarra distorta metallica sono purtroppo troppo blandi e ripetitivi, e dal timbro gracchiante e sgradevole, finendo per spezzare l’atmosfera. Sono ben più riusciti invece gli interventi del sassofono dal retrogusto dark-jazz, ma sfortunatamente la loro presenza è col contagocce. Pur non spiazzante e con alcuni momenti che stonano, “A Profusion Of Thought” è tutto sommato un album piacevole all’ascolto, atmosferico, ma soprattutto romantico.

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The Gathering – Beautiful Distortion

The Birthday Massacre – Fascination

 

L’ultimo disco dei canadesi, “Fascination”, è come solito uguale ai suoi predecessori e ripropone il loro stile consolidato da tempo, pur con alcuni umori in genere più speranzosi. Purtroppo non c’è molta varietà a livello di scrittura, e anche nei ritornelli, che dovrebbero essere il lato che colpisce di più, sembra che i canadesi abbiano poche idee. L’appiattimento generale a livello di melodie (chitarristiche in primis, e purtroppo anche tastieristiche e vocali), lascia un retrogusto sbiadito anche dietro a canzoni tutto sommato oneste e di per sé molto orecchiabili. Un disco solo per fan del gruppo.

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